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BIOGRAPHY

 

Enrico Annoni è nato a Milano nel 1957. Dopo il diploma di maturità tecnica frequenta per quattro anni il Politecnico e dopo avervi rinunciato approda nel 1981 all'allora neonata Scuola di Relazioni Pubbliche IULM: è il primo atto del cambiamento che lo porterà sempre più ad interessarsi di studi umanistici, cinema e belle arti. Apre una sua palestra a Milano dove conosce molti artisti. Collabora con registi e sceneggiatori nell'organizzazione di video, spettacoli, eventi ed opere liriche. Consegue due lauree all'Università degli Studi di Perugia in Scienze della Comunicazione nel 2006 ed in Comunicazione Multimediale nel 2008. Attualmente è iscritto alla Statale di Milano per una laurea in Scienze dello Spettacolo. Dipinge e si comporta da artista fin dai tempi delle elementari, libero come solo un autodidatta può essere, ma è aiutato, specialmente per la scultura e la scelta dei materiali, dall'avere una base da tecnico chiudendo così il cerchio. Oggi vive a Milano.

Il mio pensiero artistico (2011)

Sono un regista, mi considero tale e questo è il primo passo per esserlo poi veramente anche in pratica. La condizione di regista è un fatto mentale: occorre sentirsi all'altezza dei propri pensieri artistici, sentirsi poi in grado di comunicarli agli altri tramite il cinema ed infine volerlo fare veramente, in pratica, coinvolgendo molte altre persone per ottenere questo scopo finale. Mi sento a mio agio nei panni di regista già da molti anni, anche se poi, in pratica, non ho ancora avuto in cantiere un mio film. Fare un film è difficile, non soltanto artisticamente, ma soprattutto a livello pratico, organizzativo e finanziario, dove vi sono molte problematiche che non hanno niente di artistico e nemmeno sono piacevoli da portare avanti.

In questi ultimi anni mi sono dedicato al cinema in senso più generale per conoscerne tutte le parti che compongono il grande mosaico delle arti. Ho iniziato a studiare tutto più seriamente, conseguendo all'Università di Perugia una laurea triennale seguita poi da una specialistica in Comunicazione Multimediale, mentre superavo la boa dei cinquant'anni. Attualmente sono iscritto all'Università Statale di Milano per completare un'altra laurea specialistica in Scienze dello Spettacolo. Durante tutti questi anni di studi non mi sono fatto mai mancare le esperienze pratiche dipingendo quadri e fondali, realizzando sculture, impegnandomi a realizzare video e fotografie, in teatro luci e aiuto regia in molti spettacoli, opere liriche, eventi e serate musicali.

Parallelamente a tutto questo ho scoperto il fascino di Estetica e Filosofia, materie per me relativamente nuove, che mi hanno permesso di guardare all'arte con il giusto distacco e senza cattivi pensieri, scoprendo nuova bellezza, armonia e semplicità dietro alla complessità dei trattati, dei saggi e delle pubblicazioni di argomento artistico. Se una persona si sporca le mani, prova, riprova, osserva e si costruisce un suo pensiero ottiene ottimi risultati e progressi impensabili solo qualche mese prima.

Alexander Baumgarten, fondatore dell’estetica tedesca, nel Settecento scriveva che il fine dell’estetica è portare a compimento o meglio a perfezione la conoscenza sensibile estensivamente; la compiuta strutturazione del sensibile è la bellezza. Il fine dell’estetica è “la perfezione della conoscenza sensibile in quanto tale” e questa perfezione è la bellezza. L'estetica, quale disciplina, guida le facoltà conoscitive inferiori, i sensi e l'immaginazione, nel raggiungimento della perfezione sensibile, nel raggiungimento della bellezza. Il sensibile più chiaro estensivamente è il bello. Quindi non spetta alla facoltà intellettuale giudicare la bellezza, ma a quella sensibile, in una parola al gusto.

Forse non è facile capire subito queste righe recuperate dalle mie lezioni di estetica con la geniale Prof. Maddalena Mazzocut-Mis alla Statale di Milano ed io non proverò nemmeno a complicare ancora il discorso, ma se si pensa al significato di "estensivamente" ed al concetto di “conoscenza sensibile” tutto risulterà facile da capire anche se poi, all'atto pratico non basterà una vita intera.

Avevo già intuito qualcosa di simile fin da bambino, quando disegnavo con i pastelli ad olio, scolpivo con la plastilina “pongo”, modellavo con la pasta “das”, amalgamavo tutto con la “coccoina” e sognavo già di fare un film: estensivamente vuol dire che la preparazione artistica deve essere totale; è necessario saper far tutto padroneggiando tutte le arti se si vuole arrivare alla conoscenza sensibile. Il gusto si affina conoscendo le forme, le misure, il peso di tutte le cose e non basta essere esperti in una sola arte; alcuni degli artisti che diventano grandi in una forma d'arte sono dotati di un talento naturale eccezionale che è in grado di sopperire in parte alla conoscenza sensibile. Solamente il cinema è così sconfinato da richiedere, nella sua complessità, tutte le figure artistiche unite insieme per completare l'opera.

Per farla breve, una bella mattina mi sono detto che avrei provato a cimentarmi in tutte le arti, che avrei provato tutto per scoprire dove risultavo più bravo, più portato e più ispirato. Ho lavorato sodo per tanto tempo, ma disordinatamente e soltanto negli ultimi anni ho cominciato a riordinare le idee anche grazie agli studi ed ai consigli di alcuni docenti. Soltanto pochi anni fa ho scoperto che qualcuno aveva già capito tutto nel Settecento. In seguito ho redatto una specie di manifesto personale per aspirare ad essere un artista totale, per me stesso e senza la presunzione di riuscirci.

Non ho come scopo l'intenzione di avviare un movimento artistico alla Lars von Trier, il regista danese che nel 1995 ha dato vita a Dogma 95, un movimento cinematografico creato e fondato su precise regole espresse in un manifesto pubblicato in quello stesso anno a Copenaghen. Quel decalogo, spesso definito come “voto di castità del regista” aveva lo scopo di purificare il cinema dalla degenerazione degli effetti speciali e dagli investimenti miliardari. Niente luci, nessuna scenografia, assenza di colonna sonora, rifiuto di ogni espediente al di fuori di quello della camera a mano. Il mio manifesto non è un decalogo, spiega come classificare le arti per questo mio scopo e richiede semplicemente di non voler primeggiare in più di due discipline e di combattere i punti deboli prima di eccellere nei punti di forza.

Fra le “mie sette arti” non poteva mancare la pittura, uno dei miei primi amori fanciulleschi e presto dimenticato ma poi ripreso più volte fino agli ultimi anni dove ho iniziato una produzione più curata e ricca, animata anche dalla ricerca di nuove tecniche e nuovi materiali.

Enrico Annoni

Manifesto per Artista Totale

Per una visione d’insieme è necessario padroneggiare tutte le arti. Non è consentito eccellere in più di due discipline ed è necessario insistere sui punti deboli della catena delle arti.

La catena delle arti
La catena delle arti è composta da tanti anelli quante sono le arti da me ritenute indispensabili. Sono da combattere i punti deboli prima di eccellere nei punti di forza.

L’arte
L'arte, nel suo significato più ampio, comprende ogni attività umana - svolta singolarmente o collettivamente - che, poggiando su accorgimenti tecnici, abilità innate e norme comportamentali derivanti dallo studio e dall'esperienza, porta a forme creative di espressione estetica. Nella sua accezione odierna, l'arte è strettamente connessa alla capacità di trasmettere emozioni, per cui le espressioni artistiche, pur puntando a trasmettere "messaggi", non costituiscono un vero e proprio linguaggio, in quanto non hanno un codice inequivocabile condiviso tra tutti i fruitori, ma al contrario vengono interpretate soggettivamente. Indubbiamente, però, esiste un linguaggio oggettivo che prescinde dalle epoche e dagli stili e che dovrebbe essere codificato per poter essere compreso da tutti.

L'arte può essere considerata anche sotto l'aspetto di una professione di antica tradizione svolta nell'osservanza di alcuni canoni codificati nel tempo. In questo senso, le professioni artigianali, quelle cioè che afferiscono all'artigianato, discendono spesso dal Medioevo, quando furono in qualche modo sviluppate come attività specializzate e gli esercenti arti e mestieri vennero riuniti nelle corporazioni. Ogni arte aveva una propria tradizione, i cui concetti fondamentali venivano racchiusi nella regola dell'arte, cui ogni artiere doveva conformarsi.

Evoluzione storica del concetto di arte
Analizzando la storia del concetto di arte vediamo che nel corso del tempo esso subisce una trasformazione graduale ma radicale.

Antichità: Sanscrito Are (ordinare)
Latino: Ars,
Greco: Texvn

indica la capacità umana di fare un qualsiasi oggetto. La capacità consiste nella conoscenza delle regole. Che cosa intendessero per "arte" gli antichi può essere compreso se si pensa alle nove Muse, che proteggevano e personificavano le diverse arti. Nell'elenco, in cui curiosamente mancano le arti figurative come la pittura e la scultura, sono invece rappresentate soprattutto le arti dello spettacolo:
la danza (Tersicore), la tragedia e la commedia (rispettivamente Melpomene e Talia), il mimo (Polimnia), nonché i vari tipi di poesia, che nell'antichità, anche se scritta, era destinata soprattutto ad essere declamata o cantata: epica (Calliope), amorosa (Erato) e lirica (Euterpe). Sono inoltre comprese tra le "arti" protette dalle muse due discipline che noi oggi comprendiamo invece tra le scienze: la Storia (Clio) e l'Astronomia (Urania).

Nel periodo ellenistico iniziarono le prime classificazioni e le arti vennero divise in comuni e liberali, a seconda che richiedessero uno sforzo fisico o uno sforzo intellettuale. Nel Medioevo si cominciano a rivalutare le arti comuni, che verranno chiamate meccaniche, ma continueranno ad avere un ruolo subalterno rispetto alle arti liberali. Dalle arti "meccaniche" vennero escluse diverse di quelle che noi oggi chiamiamo "belle arti", come la pittura e la scultura; le arti liberali e meccaniche erano state ridotte al numero di sette, e tra quelle che richiedevano lo sforzo fisico, si annoveravano soltanto le arti che miglioravano la vita dell'uomo, che lo nutrivano, lo riparavano dalle intemperie, ovvero quelle arti il cui punto peculiare era l'utilità quanto la piacevolezza. Si conoscono, di queste arti meccaniche medievali, due elenchi di riferimento: quelli di Ugo di San Vittore e Rodolfo di Longo Campo.

La poesia non rientra ancora nell'ambito concettuale dell'arte finora indicato, in quanto il poeta era considerato un vate che componeva i versi ispirato dal Dio. Non esisteva la regola nelle composizioni poetiche, almeno per quanto riguarda il contenuto. A fornire il contributo essenziale affinché la poesia venisse considerata un'arte fu Bernardo Segni che nel 1549 tradusse in volgare la Poetica di Aristotele, opera in cui lo Stagirita già annoverava la poesia tra le altre arti.

La condizione sociale degli artisti, che migliorò notevolmente nel corso del Rinascimento, contribuì a separarli dagli scienziati e dagli artigiani. Nel 1735 Alexander Baumgarten conia il termine estetica utilizzandolo per la prima volta nella propria tesi di laurea. Nel 1750 pubblicherà un saggio intitolato Æsthetica. Charles Batteux nel 1746 definisce, nel suo libro Le belle arti ridotte ad un unico principio, il sistema delle belle arti, indicando cinque arti in senso proprio: la pittura, la scultura, la poesia, la musica e la danza a cui associava due arti connesse (l'eloquenza e l'architettura) il cui carattere comune risiedeva nell'imitazione della realtà per il fine di creare oggetti belli.

Dalla fine del Settecento cominciarono le prime crisi del concetto di bello e di arte. Stavano nascendo nuove forme di espressione come la fotografia, l'architettura industriale, l'oggettistica per la casa e bisognava farle rientrare nel concetto di arte. Per tale motivo nel Novecento si è abbandonata l'idea di una definizione onnicomprensiva di arte e di opera d'arte. Il termine arte diventa un concetto aperto, in cui tutte le possibili definizioni dell'arte confluiscono.

Il Novecento assiste alla crescita intimista portata avanti dai pensatori del secolo precedente, ma rinnova le necessità più interiori dell'artista e si fa portavoce dell'innovazione tecnica, di cui i nuovi materiali (il ferro e gli elementi prefabbricati) sono gli elementi fondamentali. La nuova architettura deve essere il segno del rinnovamento culturale e sociale, per questo si procede ad una omogeneità dei caratteri della nuova costruzione architettonica, si stabilisce un carattere nuovo, uno “stile moderno”. All'interno del “Modernismo” si riassumono ed interagiscono le correnti artistiche che nei precedenti due decenni interpretano ed affiancano lo sforzo progressivo della civiltà industriale. Quando all'entusiasmo per il progresso industriale segue la consapevolezza della trasformazione che opera nelle strutture della vita e della società, attorno al 1910, all'interno del “Modernismo”, si formano le “avanguardie” artistiche con l'obiettivo di mutare le modalità e le finalità dell'arte.

Discipline artistiche
Una possibile suddivisione delle arti, sebbene non le includa tutte, è quella storica delle "sette arti": Architettura, Musica, Pittura, Scultura, Poesia, Danza ed infine il Cinema.

Un'altra possibile suddivisione delle arti, basata sui sensi umani, è la seguente:

Arti visive-tattili
Pittura
Scultura
Costruzione architettonica

Arti foniche
Tramite corpo umano
Canto (musica)
Dizione

Tramite strumenti musicali
Musica
Arti audiovisive

Arti figurali
Scrittura
Prosa
Poesia
Sceneggiatura

Fotopoiete
Fotografia
Cinematografia

Disegno
Disegno Architettonico
Design

Arte drammatica
Teatro
Televisione

Tramite corpo umano
Danza
Atletica leggera

Arti gustative
Cucina (alimenti)

Arti sperimentate
Applicazioni della Scienza (Tecnologia)

Le opere d'arte (nel senso fisico-materiale) che derivano dalle varie categorie artistiche potrebbero essere diversamente raggruppate in base alla loro staticità o evoluzione relativa nel tempo.

Arti 'statiche'
Scultura
Pittura
Architettura
Prosa
Poesia
Fotografia
Fumetto
Design
Arti 'dinamiche'
Musica
Canto
Drammaturgia
Danza
Atletica
Cinematografia

Non rimane altro da fare se non raggruppare in sette arti-contenitore tutto quello che serve per aspirare a quella buona visione d’insieme tanto importante.
Alcune arti rimangono quasi inalterate, altre si modificano comprendendo ciò che serve per lo scopo finale.

Architettura (si esprimerà soprattutto attraverso la Scenografia)
Musica
Danza (atletica e discipline del corpo)
Pittura
Scultura
Scrittura
Cinema

Enrico Annoni


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Fonti per l'elaborazione del testo del manifesto:

Wikipedia

 

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